venerdì 7 marzo 2008

LE SOLITE CAZZATE DEI POLITICI

Chiedo innanzitutto scusa per il termine usato nel titolo
ma questa gentaglia merita di essere trattata in questo modo.
Ricordo durante uno dei tanti programmi andati in onda nei giorni immediatamente successivi
alla tragedia avvenuta nella fabbrica della TYSSEN ,
TRAGEDIA NELLA QUALE PERSERO LA VITA ALCUNI LAVORATORI
di alcune interviste fatte a lavoratori di alcune aziende del NORD ITALIA e rimasi colpito dalle dichiarazioni di due lavoratori , di aziende diverse, i quali dissero che lamentavano già da anni situazioni di lavoro non in sicurezza nella propria azienda;
una delle aziende rispondeva a questi lavoratori con la minaccia del licenziamento, l'altra azienda , e se non ricordo male operante nel Bergamasco, pubblicamente rispondeva che preferiva pagare risarcimenti, perdendo cause e vertenze di lavoro, perchè questo modo di affrontare il problema risultava per l'Azienda essere meno oneroso rispetto alla messa in sicurezza degli impianti; questo atteggiamento rendeva vana, inutile ogni rimostranza dei lavoratori.
Allora di fronte a questo scenario mi domando a cosa ed a chi potrà servire un provvedimento così come quello emesso sulla sicurezza, quando questo prevede che al posto della pena detentiva, si potrà pagare una multa, che potrà sembrare anche salata per i piccoli atigiani o piccoli imprenditori, ma che sicuramente non avrà alcun effetto deterrente per le grosse aziende come quella di cui sopra della quale ne ho citato il pensiero.
E' vero che il Decreto ha previsto che la pena detentiva si commuterà in sanzione solo per le Aziende che decideranno di mettere in sicurezza il lavoro..........
ma se non ho capito male per prevedere la commutazione della pena detentiva in ................ vuol dire che il REATO-TRAGEDIA E' DI NUOVO GIA' AVVENUTO
Ed ecco ancora una dimostrazione di come il conflitto di interessi si intromette nelle Istituzioni falsando, e con colpa di chi lo permette, il lavoro di un Governo, di un Parlamento, delle Istituzioni, ormai gestite, direttamente o anche per delega occulta a Politici, da Industriali e da rappresentanti dei POTERI FORTI che già gestiscono altri settori della vita quotidiana dei CITTADINI.
CON QUESTO MODO DI LEGIFERARE VOI DIVENTATE COMPLICI DEI REATI CHE VERRANNO COMMESSI e PER QUESTO NE DOVRETE RISPONDERE.
Lo Sparviero

3 commenti:

Maria Grazia Mazzoni ha detto...

mi piace il tuo blog.
guarda pure il mio
www.graziellamazzoni2.blogspot.com

Anonimo ha detto...

Copia incolla.

Riporto un brano tratto da "Mani Sporche", libro pubblicato da Chiarelettere e scritto da Barbacetto, Gomez e Travaglio, dal titolo "Nessuno lo puo' giudicare" (pag. 106).

"Il 2003 è forse l'anno più nero della politica italiana in tutta la storia della Repubblica. Mai si era assistito a tali e tante lesioni delle libertà fondamentali e dei principi costituzionali. Con il pretesto della sua imminente promozione a presidente di turno dell'Unione Europea, Silvio Berlusconi manomette la Carta fondamentale e i Codici penale e procedurale, oltre a piegare continuamente il Parlamento alle sue personali esigenze processuali e affaristiche e a produrre una catena interminabile di censure ed epurazioni nel mondo dell'informazione.
L'anno si apre con dodici condoni fiscali (per gli evasori dell’Irpef, dell'Ici e così via) varati dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti nella finanziaria appena approvata, per «fare cassa» e tentare di mantenere la promessa di non aumentare le tasse. «Le mie aziende non si avvarranno del condono», giura il premier. Bugia. Per mettersi in regola con il fisco, che reclama da lei 197 miliardi di lire, la Fininvest approfitta del condono e ne paga solo 35. Un affarone. Anche perché il vantaggio resta tutto in famiglia. La Fininvest infatti appartiene al 100 per cento ai Berlusconi e si era impegnata, al momento della quotazione di Mediaset, a pagare tutte le tasse dovute dalla nuova holding televisiva (che, essendo quotata, ha anche altri soci) per i fatti precedenti all'entrata in Borsa. La stessa strada del condono viene poi battuta da altre società personali del Cavaliere, come, l'Immobiliare Idra che controlla le sue ville sparse per l'Italia. Non contento, il premier usa il condono per cancellare le sue ulteriori pendenze col fisco, versando appena 1850 euro in due comode rate per evitare ogni accertamento sulle sue presunte evasioni (contestate dalla Procura di Milano nel processo sui bilanci di Mediaset) relative al periodo 1997-2002. Nel 2005 arriverà addirittura il condono erariale, per consentire ai politici e ai pubblici amministratori condannati in primo grado dalla Corte dei conti di sistemare le loro pendenze pagando dal 10 a1 20 per cento del danno quantificato dalla sentenza. Un danno, per le casse dello Stato, da centinaia di milioni di euro.
Ma il 2003 è soprattutto fanno del lodo Maccanico-Schifani, che immunizza le alte cariche dello Stato dai processi e rende invulnerabili i parlamentari, grazie all'annessa legge Boato, anche dalle intercettazioni indirette. È l’anno della legge Gasparri e del decreto salva-Rete4, che perpetuano il monopolio di Mediaset sulla tv commerciale e il suo oligopolio sul mercato pubblicitario. È l’anno della controriforma della seconda parte della Costituzione, pilata in estate da quattro «saggi» (il forzista Andrea Pastore, Francesco D'Onofrio, il leghista Roberto Calderoli e Domenico Nania di An) in una baita di Lorenzago del Cadore (Belluno), per rompere l'unità nazionale in nome di un federalismo in salsa padana e dotare il premier di poteri di vita o di morte sul Parlamento (la riforma sarà sonoramente bocciata dai cittadini italiani referendum confermativo dell'estate 2006).
Sempre nel 2003 il creativo Tremonti vara una riforma fiscale che detassa le plusvalenze da partecipazione, subito utilizzata da Berlusconi quando, nel 2005, cederà il 16,88 per cento di Mediaset detenuto da Fininvest per 2,2 miliardi di euro, risparmiando milioni di tasse. E un'altra legge à la carte del 2003 è il decreto «salva calcio», che è anche «salva-Milan»: i club indebitati potranno ammortizzare sui bilanci 2002 e «spalmare» nei dieci anni successivi la «svalutazione» del cartellino dei calciatori conseguente al generale stato di crisi in cui versano quasi tutte le società (tra serie serie B, il deficit sfiora i 4 mila miliardi di lire). Il risultato è ottenuto grazie a un doppio conflitto d'interessi: quello tra il Berlusconi presidente del Consiglio e il Berlusconi presidente del Milan; e quello tra il Galliani vicepresidente del Milan e il Galliani presite della Lega Calcio. Il decreto del presidente del Consiglio fa risparmiare al presidente del Milan 242 milioni di euro."

Anonimo ha detto...

Copia incolla

Complimenti a Cesare Previti e ai suoi avvocati. E anche al Presidente Berlusconi e a tutto il blocco parlamentare del Polo delle Libertà, per essere riusciti nel loro intento: l'approvazione forzata e barricadera di una legge, la malaugurata Cirami, il cui unico scopo era quello di evitare la celebrazione di processi che vedono come principali imputati Cesare Previti, Marcello dell'Utri e il nostro amato premier. Grazie all'applicazione della malaugurata legge, l'avvocato Previti non subirà più, come accadrebbe a qualsiasi normale cittadino, l'equanime giudizio di una corte. Nell'ambito del processo Imi-Sir, i giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano, presieduti da Paolo Carfi, hanno oggi deciso che l'incrocchio Cirami può essere applicato anche se un processo è già in corso e nonostante il dibattimento sia giunto alle discussioni finali. A nulla sono valse le rimostranze del pubblico ministero Ilda Boccassini, il quale ha sostenuto che la nuova normativa era inapplicabile al processo Imi-Sir in quanto si era già giunti alla fase di discussione e le istanze di remissione fossero già state valutate dalla Cassazione, la quale mesi fa aveva deciso che il processo doveva andare avanti. "C'è una legge e deve essere rispettata", hanno tuonato i difensori di Previti Alessandro Sammarco e Giorgio Perroni, e così è stato. La magistratura, il parlamento, le istituzioni e il paese intero si devono quindi rimettere al diktat del nostro governo che, forte dei suoi numeri, ha deciso a colpi di fiducia (e di piano, ricordate?) che Cesare Previti non dovesse subire un giusto processo, in quanto consigliere e amico fidato del nostro premier, in quanto superuomo, e in quanto superfurbo.
Ma se la nostra classe politica, giunta ad uno stadio di incompetenza e incapacità prima mai sfiorate (opposizione inclusa), non appare in grado di porre rimedio a tanto sfacelo istituzionale, e se il nostro sistema mediatico, ridotto a brandelli dall'omnipresenza berlusconiana, non è in grado di vigilare, quale forza o potere democratico potrebbe essere ancora capace di ribellarsi alle nefandezze politiche a cui assistiamo attoniti giorno dopo giorno? Non certo la società civile, che giace da tempo completamente rimbecillità di fronte alle corazzate televisive mediasettiane, e troppo impegnata a occuparsi dei problemi "pro domo sua". E non, assolutamente, l'Italia dei girotondi, lodevole ma micro-scopico tentativo di opposizione di piazza.
Non rimane che aspettare, nella speranza che questa corazzata Potemkin che ha occupato le più alte sfere della nostra repubblica, per insipienza politica e istituzionale, si auto-distrugga da sole, crollando insieme a quel castello di carte sventolando il quale ha aggrappato il potere. Prospettiva triste, ne siamo ben consci. Ma finché ciascuno di noi continuerà a coltivare il proprio orticello, ci sarà sempre un Mussolini, un Previti o un Berlusconi pronto a prendere il potere e a usarlo a proprio piacimento.